Seminario fotografia e storie personali.



 Premessa.

Sabato 23 gennaio dalle 9:30 alle 10:30 la nostra classe ha avuto l'occasione di partecipare ad una serie di seminari, in particolare sulla fotografia, organizzato dall'Università IUSVE presso il Campus di Mestre. Gli incontri si sono svolti sulle piattaforme online, inizialmente con una diretta su Youtube, successivamente ci siamo collegati attraverso un link (dopo aver effettuato la nostra registrazione) su Zoom.


Chi ha organizzato l'evento?

L’evento è stato organizzato dall’università IUSVE con sede a Mestre e Verona, ISMU, Tunuè, Emergency. 

In particolare, il corso che ho seguito trattava di "Con gli occhi di un altro - Fotografie e storie personali", non solo per una questione di argomento trattato al terzo anno di superiori, ma perché si tratta di una tematica che mi affascina molto.


La sessione plenaria.

L'incontro era basato sul tema chiamato "notifica di cambiamento, l'evento sulla comunicazione sociale", che ha offerto sei occasioni differenti di crescita e confronto. Tra i workshop e i seminari, abbiamo avuto l'occasione di dialogare con i protagonisti che hanno partecipato agli incontri, con settori come video, fotografia, cinema, graphic novel, giornalismo e social. Argomenti che oggettivamente non sono simili, ma allo stesso tempo strettamente collegati dalla comunicazione sociale.

Si trattava di un appuntamento che guarda al futuro, arrivando in conclusione al progetto di Educazione alla Cittadinanza Globale "NO ALLA GUERRA", al fine di una società rispettosa nei confronti dei diritti e della diversità delle persone. Realizzato in collaborazione con EMERGENCY ONG Onlus, Fondazione ISMU - iniziative e studi sulla Multietnicità e Tunué editori dell'immaginario, con il supporto dell'Agenzia italiana per la Cooperazione allo sviluppo.

L'incontro è iniziato, tramite la live su Youtube, con la giornalista e documentarista Laura Silvia Battaglia, specializzata in Medio Oriente e zone di conflitto. Sono state raccontate storie vissute personalmente, di cosa debbano affrontare ogni giorno le persone che non possono scappare dalla guerra, con un chiaro messaggio rivolto ad essa, un discorso tenuto a scopo di una società migliore, che sappia unirsi per "fare qualcosa", insieme. Storie con un'immensa importanza e che toccano profondamente, in particolare la storia di Tamam: un giornalista, il quale ebbe problemi a causa della leucemia, la quale lo spronò a volerne sapere di più e ricercando fino in fondo, capisce che il 90% dei bambini in Iraq soffre di leucemia. 

Il seminario sulla fotografia.


Simone Cerio è un fotografo documentarista italiano, specializzato in visual journalism. Da sempre interessato a linguaggi ibridi, le sue immagini possiedono una narrativa che evidenzia l’importanza della relazione profonda con l’altro. Il filo che lega i suoi lavori è il tema dell’Identità e dei cambiamenti sociali e l’uso di uno storytelling estremamente intimo. Conosciuto soprattutto per la sua ricerca sulle comunità LGBT credenti, intitolata RELIGO, e il lavoro sul tema dell’assistenza sessuale per persone disabili, LOVE GIVERS. Progetti che gli valgono premi internazionali tra cui il Wellcome Photography Prize nella categoria “Hidden Worlds”. Contributor della ONG Emergency dal 2014 e co-fondatore di MOOD Photography, un centro studi di fotografia presso il quale è docente di “Identità e Metodo”, “Visual Journalism” e della masterclass in “Long Term Project”. 
Ritornando al seminario di fotografia, abbiamo avuto l'occasione di poterci confrontare con Simone Cerio, il quale ci ha mostrato diversi progetti a cui ha lavorato, come ad esempio fotografie che documentano il tema sull'omosessualità, o la disabilità. Con Emergency realizzò il progetto "When the others go away": il racconto di un viaggio di un ragazzo che lascia i suoi affetti per raggiungere un sogno. Davide Luppi è il primo specializzando italiano in chirurgia generale ad andare in un ospedale di guerra per terminare il proprio percorso di studi. Un viaggio di sei mesi, da Modena a Kabul, per compiere un destino professionale difficile da attuare in Italia. Un percorso di vita verso una terra lacerata da troppi anni di guerra.

Troviamo anche "The Passage": mostra le reazioni della comunità cattolica alla chiusura delle Chiese a causa dell'emergenza COVID-19.
Simone racconta come la fotografia sia lo spazio tra di noi, la relazione tra soggetto e fotografo, affermando che il modo migliore e' quello di non riuscire nemmeno a percepire la presenza di una macchina fotografica.  
Il fotografo inoltre, ci ha raccontato di Richard Moss, con "The castle", una ricerca sui centri di accoglienza dove ciò che noi vediamo, sono fotografie registrate niente meno che con la telecamera dei centri di accoglienza. 
In particolare, un suggerimento per essere cittadini globali attivi, consapevoli, capaci di portare il proprio punto vista e costruire un pensiero attraverso le fotografie: e' essenziale lavorare in gruppo, tramite un Team di lavoro, essere costantemente in confronto con altre persone. 
Per poter raccontare storie, bisogna partire da noi stessi, creando poi un team di lavoro, scegliere un tema in particolare e chiedersi se esso potrà interessare e farsi domande di continuo. Questo permetterà di realizzare un buon progetto fotografico.
Per ultimo, ci ha mostrato il progetto "Un giorno qualunque", una campagna che tratta dell'integrazione. L'integrazione non può avvenire se non esistono interazioni con altre persone. Si tratta di una campagna di storie raccontate attraverso la fotografia, più simbolica che descrittiva, comprendendo anche Audio vocali che raccontano storie, queste storie sono appunto raccontate direttamente oppure indirettamente attraverso degli audio indiretti che mostrano le relazioni nate nel tempo. - Utilizza un formato verticale, che riprende le Instagram Stories, comodo anche per la visualizzazione da mobile; inoltre, sono presenti degli scritti che accompagnano la narrativa (la campagna nasce dal design di un collage
).


MAMADOU


Per concludere, dopo esserci confrontati con altri ospiti come Angela Fittipaldi, abbiamo ascoltato un discorso molto importante, tenuto da Mamadou Kousassi, il quale ha trattato la tematica dell'immigrazione, affrontata personalmente. Mamadou e' in Italia da 12 anni, ha 37 anni e viene dalla Costa D'Avorio. Ci ha spiegato che per arrivare in Italia (spostamento a causa della guerra) ci ha impiegato tre anni, passando per la Libia. Ha ottenuto il permesso di soggiorno nel 2011 e nel frattempo, ha spiegato di come si e' dovuto arrangiare in ambito lavorativo proprio a causa di questo. Mamadou ha sempre cercato in ogni modo di portare avanti non solo la sua storia, ma tutto ciò' che un immigrato debba affrontare quando decide di scappare dalla guerra, parlando in particolare dell'immigrazione, portando avanti i valori e i diritti che ognuno di noi possiede, insieme alla difficoltà di esser visti uguali ad ogni altra persona, a causa del razzismo e dei falsi pregiudizi; partecipando anche a manifestazioni. Mamadou ha reso chiaro quanto sia importante questa tematica che tutti sottovalutano, in cui la maggior parte delle persone continuano a farsi condizionare dalle ideologie razziste nei loro confronti, spiegando quanto sia importante la condivisione e l'integrazione sociale.

Conclusioni


In conclusione, ho apprezzato molto gli incontri trattati, li ho trovati particolarmente interessanti, non solo per le tematiche trattate, ma per come sono state trattate. Personalmente, essendo io amante della fotografia, ho apprezzato soprattutto il fatto di trattare argomenti attraverso le fotografie, ma anche attraverso testimonianze personali. Sono questioni che toccano nel profondo, e che riescono a far riflettere seriamente. Spero di poter assistere ad altri incontri simili. 











dvs







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